Una rete di legalità. L’estate dei campi antimafia

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Anche questa estate, da giugno a settembre, centinaia di volontari, giovani e anziani, animeranno i campi organizzati in molte regioni del nostro paese nei terreni e nelle proprietà confiscati alla criminalità organizzata e restituiti alla collettività per il loro riuso pubblico e sociale

C’è anche un Comune di 657 anime tra quelli che gestiscono il maggior numero di beni confiscati alla mafia. È Roccella Valdemone, in provincia di Messina, al quale sono stati assegnati 285 immobili: quasi uno ogni due abitanti. Ma a guardare bene, a quasi trent’anni anni dall’approvazione della legge sul riutilizzo dei beni confiscati, sono ancora tanti quelli in attesa di essere restituiti alla società civile. Raccontiamo il bene, studio pubblicato da Libera, fa il punto sul tema del riutilizzo dei beni confiscati e fotografa un pezzo d’Italia che si impegna per liberare i propri territori dalla presenza criminale e dare nuove opportunità di vita alle persone. Oggi sono oltre mille i soggetti della società civile che gestiscono beni confiscati, tra associazioni, cooperative di lavoro, scuole. E all’interno di molte di queste proprietà ogni estate, da diversi anni, si incontrano centinaia di volontarie e volontari, giovani e anziani, per contribuire al loro recupero. Una rete della quale fa parte anche lo Spi Cgil, che insieme a Libera, Arci, Rete degli studenti medi e Unione degli universitari, associazioni, Caritas Ambrosiana, opererà nei campi della legalità in tutta Italia.

Dove e quando. Da giugno a settembre, il grosso dei campi aperti allo Spi si terranno in Calabria e in Campania. Ci sarà poi il campo ad Aielli (Abruzzo), paese interessato da problemi di caporalato agricolo. Altri campi a Mesagne (Puglia), Riace (Calabria), Spino d’Adda e Cisliano (Lombardia) dove insieme alla Caritas Ambrosiana e allo Spi di Cremona opera l’associazione “Una casa anche per te”. E ancora: San Giuseppe Iato (Sicilia), Polignano a Mare (Puglia), Erbè (Veneto) organizzato dallo Spi Cgil di Verona e Vicenza.

Le novità. «Ragazze e ragazzi della Rete degli studenti e dell’Unione degli universitari – dice Carla Pagani, del dipartimento legalità dello Spi Cgil nazionale – approfondiranno temi come salute mentale, disagio, disturbi alimentari, richiesta di spazi, diritto allo studio. Il 25 luglio replicheremo la “Pastasciutta antifascista”. Rispetto agli anni passati, lo Spi darà un contributo non solo sul fronte della memoria sindacale, con le storie di sindacalisti vittime di mafia, ma più in generale su Costituzione, Resistenza e democrazia ». Inoltre, alcune strutture Spi del Nord Italia aiuteranno gruppi di ragazzi del Sud affinché possano partecipare ai campi della legalità nelle regioni settentrionali. «I campi – conclude Pagani – non sono il fine ultimo dell’azione dello Spi, ma servono a promuovere iniziative sul territorio e creare collaborazioni con le altre associazioni che si occupano di legalità e dare vita a un lavoro rivolto soprattutto al riuso sociale dei beni confiscati». Quest’anno è prevista anche una serie di gemellaggi. Si è cominciato con quello tra lo Spi di Rimini, che ha devoluto un aiuto in denaro per la riqualificazione di uno stabilimento balneare sottratto a una famiglia di ’ndranghetisti a Gioiosa Ionica, e la cooperativa Don Milani alla quale è stato assegnato in gestione. La speranza è che l’esperienza si ripeta in altre zone e crei una rete di collaborazione e di scambi che tolga ai mafiosi sempre più spazio.