Salve le pensioni: nessuna restituzione della rivalutazione

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La richiesta del sindacato dei pensionati di spostare al 2018 l’operazione recupero dello 0,1 per cento sulle pensioni che l’Inps si apprestava a fare a partire dal mese di aprile, è stata accolta in extremis dal governo.

Il ministro del lavoro Giuliano Poletti il 17 gennaio ha annunciato che presenterà un emendamento al decreto Milleproroghe per risolvere la questione congelando l’operazione che sarebbe costata un po’ di euro ai pensionati. «L’intervento del ministro è la conferma che ci voleva poco a risolvere la questione», ha commentato a caldo il segretario generale dello Spi Cgil, Ivan Pedretti, che però ha anche detto di voler attendere la presentazione dell’emendamento in Parlamento prima di potersi dichiarare soddisfatto. Ma vediamo di spiegare meglio i contorni della vicenda.

Il meccanismo che avrebbe dovuto portare alla restituzione dello 0,1 per cento è complicato. Già dallo scorso anno i pensionati italiani avrebbero dovuto restituire allo Stato questo 0,1 per cento. Questa cifra viene fuori dalla differenza tra l’inflazione programmata e quella definitiva con cui era stata calcolata la rivalutazione annuale degli assegni nel 2015. La restituzione avrebbe dovuto essere effettuata nel 2016 ma sindacati dei pensionati e ministro Poletti concordarono di congelarla rimandandola a quando l’economia fosse finalmente in ripresa, con l’obiettivo di non penalizzare ulteriormente i pensionati. Per il secondo anno consecutivo, però, l’inflazione è risultata sotto zero e l’economia non è cresciuta come ci si aspettava. Per cui i pensionati non hanno ottenuto alcun aumento. E per giunta si prospettava anche la beffa di dover restituire quello 0,1 per cento avuto in più nel 2015. Si tratta di cifre che a qualcuno potrebbero sembrare di poco conto, ma per pensionato che riscuote una pensione inferiore a tre volte il minimo anche qualche euro in meno al mese può fare la differenza.