Migranti “anziani”. La lunga strada verso l’integrazione e la cittadinanza

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Il sindacato dei pensionati Cgil e la Fondazione Di Vittorio hanno intervistato circa 150 migranti adulti o nella terza età, residenti da tempo in Italia. Il risultato è un affresco di storie personali e collettive pubblicate in un rapporto di ricerca, che può fornire al sindacato, alle istituzioni e all’associazionismo chiavi di lettura su problemi, bisogni e potenzialità tipici dell’immigrazione “matura”.

Cresce in Italia il numero dei residenti stranieri ultracinquantenni e lo Spi Cgil, insieme alla Fondazione Di Vittorio ha raccolto le loro voci in una ricerca dal titolo Migranti ed Anziani. L’indagine propone una fotografia aggiornata della realtà migratoria nel nostro Paese, con particolare riferimento alla tematica dell’invecchiamento dei migranti e alla loro domanda sociale. Oltre a indagare le ragioni che li hanno spinti a intraprendere il viaggio, la ricerca offre una testimonianza delle condizioni di accoglienza e di integrazione: dalla creazione di una famiglia alla ricerca di un luogo dove vivere; dall’incontro con il sindacato ai momenti di partecipazione; dal lavoro (quasi sempre precario e irregolare) fino al pensionamento e per molti alla conquista della cittadinanza. I migranti intervistati dai ricercatori dello Spi Cgil e della Fondazione di Vittorio sono cittadini stranieri, di età adulta o anziani, regolarmente soggiornanti in Italia oppure naturalizzati nel corso degli anni. Sono approdati nel nostro Paese attraverso canali variegati dal punto di vista delle norme sull’immigrazione e dei percorsi di viaggio; ha hanno vissuto fasi alterne di “regolarità” e “irregolarità” nel lavoro e nel status rifugiati o richiedenti asilo.

I focus group

Attraverso quindici Focus group, realizzati a Torino, Milano, Bologna, Parma, Ancona, Pescara, Sulmona, Campobasso, Monfalcone, Prato e in numerose realtà locali della Calabria, la ricerca ha indagato l’evoluzione del fenomeno migratorio, chiedendo ai protagonisti di raccontare le loro storie di vita. Nell’insieme, le persone coinvolte all’indagine sono centoventisette, con un’età media di cinquantasei anni. Settantuno sono uomini e cinquantasei donne; sono provenienti da quarantacinque paesi sia europei (ad esempio, Romania e Bulgaria) che extraeuropei come Albania, Serbia, Macedonia del Nord, Ucraina, Iran, Kurdistan, Bangladesh, Egitto, Tunisia, Senegal, Costa d’Avorio, Tanzania Togo, Argentina, Perù, Ecuador eccetera.

Al tempo delle interviste, settantacinque migranti avevano ottenuto la cittadinanza italiana, quaranta erano già in pensione, mentre quarantatré erano ancora nel mondo del lavoro. Ben cinquantuno degli intervistati erano iscritti a un sindacato di categoria della Cgil e trentanove allo Spi Cgil. Ne è derivato un affresco di storie personali e collettive, nel quale le condizioni di vita e di soggiorno spesso sono fortemente legate ai territori locali e hanno fornito al sindacato, ma soprattutto possono offrire alle istituzioni e all’associazionismo, chiavi di lettura su problemi, bisogni, potenzialità dell’immigrazione matura.

Torino, 3 ottobre 2024: la presentazione della ricerca

La ricerca dello Spi Cgil e della Fondazione Di Vittorio è stata presentata, il 3 ottobre 2024, a Torino in un evento pubblico dal titolo Migranti ed Anziani, il cambiamento dell’immigrazione e le sfide per il sindacato. Hanno preso la parola, per introdurre la giornata, Demetrio Vazzana, segretario dello Spi Cgil di Torino e Iacopo Rosatelli, assessore al Welfare, Diritti e Pari Opportunità della città piemontese. «Le storie di immigrazione nella nostra città – ha spiegato subito dopo nella sua relazione Lucia Centillo, della Segreteria dello Spi Cgil di Torino – si intrecciano tra generi, generazioni, punti di approdo e di partenza, culture. Siamo una comunità composita, dove i nostri genitori hanno messo le radici per il nostro futuro. Oggi, in molti casi, sono i nostri figli e le nostre figlie a emigrare per esperienze e progetti di vita che ritengono migliori».

“La ricerca dello Spi Cgil porta all’attenzione dell’organizzazione e delle istituzioni il fenomeno dell’immigrazione, partendo dalle storie delle persone, con le relative opportunità e con i problemi che emergono dai loro racconti – ha aggiunto Centillo –.  Intendiamo farcene carico per dare risposte, valorizzare esperienze e competenze, intervenire sulle contraddizioni della nostra società multiculturale e multietnica. Con la Cgil e con le categorie sindacali, così come con il comune di Torino, che ci hanno sostenuto in questa ricerca, continueremo questo percorso di rappresentanza, di inclusione e di partecipazione». È seguita l’illustrazione e il commento dei risultati della ricerca con le relazioni dei due curatori, Giovanni Carapella dello Spi Cgil e Beppe De Sario della Fondazione Di Vittorio. Hanno preso parte alla presentazione anche Sara Pantò, della Cgil di Torino e Claudio Stacchini dello Spi Cgil Piemonte.

«Chi è a contatto quotidiano, chi vive sulla trincea di primo contatto, chi offre ai migranti servizi di accoglienza e assistenza, di queste storie ne ha ascoltate tante e ne potrebbe raccontare – ha sottolineato Giovanni Carapella -. Per noi, viceversa, è stata una opportunità unica trasformare una classifica ricerca da scrivania in una “indagine sociale sul campo. Con l’essenziale collaborazione degli Spi regionali e delle città metropolitane, presente nei territori, siamo riusciti ad intercettare “persone” di diversa provenienza, portatrici di esperienze specifiche ma dai tratti comuni, renderle disponibili a “mettere in piazza” le proprie storie di vita, conquistare la loro fiducia, e con umiltà e semplicità predisporre tutti noi all’ascolto. Quindici focus group che ci hanno consentito di creare occasioni di incontro, di confronto e di dialogo che fanno bene. E fanno bene anche alla Cgil, che è stata trovata per caso o incontrata sul posto di lavoro, presso una lega dello Spi nel territorio o all’ufficio vertenze, a cui si chiede di rafforzare questa capacità di ascolto, pur apprezzandone la funzione, a loro dire unica, di prima trincea dell’accoglienza e dell’educazione ai diritti. Abbiamo incontrato persone e raccolto storie: in fondo, ogni storia è il racconto di una vita, ogni vita può essere una storia da raccontare».

Claudia Carlino, Spi Cgil «storie di migrazione che raccontano il nostro Paese»

In conclusione, Claudia Carlino, segretaria nazionale dello Spi Cgil ha osservato come le storie di immigrazione, molto diverse tra loro, raccontano la contemporaneità del nostro Paese e ci permettono di osservarlo dalla prospettiva di chi vi è arrivato «con una valigia carica di speranze e si è confrontato con la realtà spesso dura e difficile dell’emigrare. Una società che cambia – ha proseguito la dirigente sindacale -, sempre più multiculturale, impone anche al sindacato di rivendicare giuste politiche di integrazione per i tantissimi arrivati in Italia, inseriti appieno nel contesto economico e sociale e che oggi chiedono uno Stato sociale che riconosca a loro, come a tutti, diritti e tutele. La lotta perché ciò si realizzi è necessaria per sostenere e dare voce ai più fragili e ai più vulnerabili anche a coloro che hanno scelto di vivere nella legalità in Italia».

Dai focus group al video Percorsi di vita e storie di immigrazione

Nel corso della presentazione della ricerca voluta dello Spi Cgil e dalla Fondazione Di Vittorio è stato proiettato il video Percorsi di vita e storie di immigrazione, appunti di viaggio in Italia e dal mondo, girato da Leonardo Settimelli, tra gennaio e maggio 2024, durante la realizzazione dei focus group.

Il video potete vederlo cliccando qui