Lavoro a maglia, che passione!

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Lo avreste mai immaginato? I punti più usati oggi nel lavoro a maglia furono inventati dai marinai irlandesi. Tutto è cominciato dalle reti da pesca intrecciate con un uncinetto in ferro, e da lì a fabbricare mantelli, casacche e maglioni di lana il passo è stato breve. Se quando pensate al lavoro a maglia vi viene in mente un’anziana signora dovete ricredervi. Quest’arte antica non solo ha un’illustre tradizione maschile, ma sta tornando di grande tendenza. Ha contagiato persone di ogni sesso ed età, non ultimi personaggi famosi. La foto del tuffatore Tom Daley, medaglia d’oro a Tokyo, che sferruzza sugli spalti olimpici è diventata il manifesto di un cambiamento culturale.

Caffè e gomitoli. Gli appassionati si incontrano in caffè dedicati, biblioteche e librerie, fanno quattro chiacchiere e liberano la fantasia facendo sciarpe e coperte colorate. Entriamo nel “Caffè dei gomitoli” a Bologna. Cristina Longati, la giovane proprietaria, dice: «Sono cresciuta tra i filati per tradizione di famiglia ed ero rappresentante di una nota fabbrica. Poi ho deciso di unire la passione per le lane con il desiderio di avere un locale tutto mio. Il Caffè dei gomitoli è frequentato da persone di ogni tipo: studenti, impiegati, operai, medici e professionisti che cercano un momento di relax». Tra le aule della Bicocca di Milano gli studenti gestiscono un laboratorio di ferri e uncinetto. «Volevamo uno spazio nel quale ritrovarci, vivere questa passione e scambiarci conoscenze», racconta Giulia. La notizia del laboratorio ha viaggiato su Instagram e Telegram e il successo è stato immediato. Al primo appuntamento si sono presentati in cinquanta tra ragazze e ragazzi. Il gruppo Instagram pubblica foto dei propri lavori e si scambia consigli. Tra i tanti gruppi Facebook spicca “Magliauomini”, lanciato nel 2012 da Paolo Dalle Piane: «Fin da bambino mi piaceva abbinare i colori. Quando ho iniziato mi sentivo un marziano perché non conoscevo nessun altro uomo con questa passione. Per me significa fare qualcosa di concreto, creativo e appagante».

Una pratica zen. Nicolò Donnini è un talento della scena operistica internazionale, sempre in viaggio da un teatro all’altro: «Sono spesso in aereo ma ho il terrore di volare, così lavoro a maglia per non pensarci. Mi fa bene allo spirito, è come una pratica zen molto simile alla meditazione. Il lavoro a maglia posso portarlo con me ovunque. Spesso negli aeroporti mi guardano con curiosità perché perdurano pregiudizi, e non soltanto verso gli uomini, anche sulle donne, come se fosse un’attività d’altri tempi».

Terapia contro l’ansia. Gomitoli di lana ed empatia sono gli ingredienti con cui l’associazione “Gomitolo rosa” dal 2012 propone il lavoro a maglia ai pazienti oncologici durante le terapie come antidoto contro l’ansia in oltre trenta ospedali. «Fare la maglia distrae dalle preoccupazioni e allontana la paura della malattia – spiega Ivana Apolloni, direttrice dell’associazione –. Riceviamo tantissime richieste da parte di istituti di cura che vorrebbero utilizzare questo beneficio psicofisico. Nel campo della riabilitazione fisica e cognitiva, c’è chi sta già pensando di inserirli nei protocolli per recuperare o diminuire la progressione dei sintomi nelle malattie neurologiche».

Il cervello ringrazia. Lavorare a maglia fa bene al cervello perché influisce sul livello di attenzione e rallenta la frequenza del battito cardiaco. Lo rivela uno studio dell’Istituto neurologico Carlo Besta di Milano condotto in collaborazione con l’università di Reading (Regno Unito). Quaranta volontari e volontarie, tra i 27 e i 63 anni, sono stati sottoposti, prima e dopo aver fatto la maglia, a magnetoelettroencefalogramma, un esame strumentale per registrare l’attività magnetica ed elettrica della corteccia celebrale. Lo studio ha confermato quello che gli appassionati hanno probabilmente sempre sperimentato: sferruzzare trecce e cannolè migliora la concentrazione e aumenta la capacità di gestire consapevolmente tensioni e reazioni agli stimoli esterni. E non è tutto qui: gli effetti rigeneranti sullo stato d’animo permangono nel tempo.

L’articolo è stato pubblicato sul numero di luglio 2024 del nostro mensile. Per abbonamenti alla rivista clicca qui