Herpes Zoster. Il santo che brucia

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La malattia è provocata dalla riattivazione del virus della varicella che si annida nel nostro organismo e rimane in fase latente. Colpisce prevalentemente persone con più di sessantacinque anni o con patologie croniche, ma può manifestarsi anche in soggetti più giovani e in questo caso può dipendere da condizioni di stress.

Comunemente noto come fuoco di sant’Antonio, l’herpes zoster è un’eruzione cutanea causata dal varicella zoster virus, appartenente alla famiglia degli herpes. Può essere molto invalidante, ma se presa in tempo si può curare in modo efficace. Discutiamo della patologia e delle terapie più efficaci con Massimo Andreoni, professore emerito di infettivologia al’università di Roma Tor Vergata e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive e tropicali.

Professore può darci una definizione di herpes Zoster?

«È una malattia provocata dalla riattivazione del virus della varicella, lo stesso microorganismo che causa l’infezione acuta che può essere contratta in età pediatrica. Dopo la guarigione dalla malattia esantematica, il virus si annida nei gangli nervosi e rimane nel nostro organismo in fase latente. In alcuni casi è possibile che si rimetta in moto, anche a distanza di anni, e provochi quella manifestazione clinica che noi chiamiamo herpes zoster o fuoco di sant’Antonio. In Italia si verificano 160 mila casi all’anno e circa un terzo degli ottantacinquenni ha sviluppato la malattia».

Quali sono le cause che permettono al virus di riattivarsi?

«Il nostro sistema di difesa immunitario riesce a tenere sotto controllo il virus. Ma quando il corpo tende a indebolirsi con l’avanzare dell’età o in presenza di alcune patologie, l’herpes zoster può manifestarsi. Tra le persone più colpite ci sono gli ultrasessantacinquenni, alcuni malati oncologici o persone affette da malattie croniche come i diabetici, i cardiopatici, gli epatopatici. Molto vulnerabili sono anche coloro che assumono farmaci immunosoppressori (ad esempio per prevenire il rigetto di un organo trapiantato). Va detto, però, che a volte la malattia si manifesta anche in soggetti giovani e sani: in questi casi la causa può essere lo stress».

Con quali sintomi si manifesta?

«Abitualmente si caratterizza con un’eruzione vescicolare che compare in diverse parti del corpo delimitandosi in una zona della cute definita dermatomero, cioè in quel tessuto cutaneo che viene innervato da ogni singolo nervo. Le vescicole sono piccole bolle ben delimitate e di dimensioni di pochi millimetri a contenuto di liquido limpido. In pochi giorni il liquido della vescicola diventa torbido, giallastro, per poi riassorbirsi senza lasciare cicatrici. Se il paziente grattandosi rompe la vescicola, la piccola ulcera che si forma può sovrainfettarsi con batteri e in questo caso alla guarigione potrà persistere una piccola cicatrice».

Si accompagna anche a dolore e bruciore?

«Sì, spesso, prima che compaia l’eruzione, le persone iniziano a lamentare fastidi, tra cui prurito, bruciore, formicolio nella zona dove comparirà l’esantema. Queste sensazioni si possono anche trasformare in un dolore violento, un bruciore ed è per questo che si usa il termine fuoco. A rendere però l’herpes zoster particolarmente fastidioso e invalidante è il dolore post eruzione che può permanere fino a tre mesi successivi alla manifestazione cutanea e in alcuni casi può durare anni. Il dolore non permette di riposare. Nei casi più gravi le fitte sono così lancinanti che si è costretti a un ricovero ospedaliero e a terapie antidolorifiche che possono ridurre significativamente la qualità della vita».

In quali zone del corpo si manifesta prevalentemente?

«Tra le parti più colpite c’è il torace, che è innervato da dodici gangli nervosi periferici posti ai due lati della colonna vertebrale. Qui l’eruzione tende a formare piccole croste che guariscono completamente nel giro di qualche settimana. Ma possono essere interessati anche i nervi cranici e quindi quelli del volto, tra cui il trigemino e il nervo oftalmico. In quest’ultimo caso se c’è l’interessamento dell’occhio le eruzioni vescicolari possono talora provocare danni così importanti da portare alla cecità. Quando è colpito il nervo facciale si può andare incontro a una paralisi che può determinare un abbassamento monolaterale della rima della bocca. Esistono, inoltre, complicanze a livello vascolare con un maggior rischio di infarto o ictus cerebrale nelle settimane successive all’episodio di herpes zoster».

Quali sono le cure?

«Ci sono farmaci antivirali che possono ridurre l’evoluzione clinica della malattia, ma vanno assunti molto precocemente, cioè nelle prime 48-72 ore dal suo esordio. Sono efficaci, ma non annullano del tutto i sintomi della nevralgia. Oggi la strada migliore per la prevenzione è un’altra: la somministrazione di un vaccino che stimola il sistema immunitario impedendone il decadimento e permettendo così il controllo della riattivazione del virus. Da qualche anno abbiamo a disposizione un nuovo vaccino molto efficace per la prevenzione. Si può somministrare anche agli immunodepressi e ha un’efficacia di protezione di almeno dieci anni. Il vaccino viene somministrato in due dosi a distanza di due-sei mesi e viene consigliato a tutti gli ultrasessantenni e a tutte le persone immunodepresse o comunque a rischio di sviluppare la malattia».

PERCHÉ IL “FUOCO”

Perché l’herpes zoster nella tradizione popolare è conosciuto anche come il “fuoco di sant’Antonio”? La dicitura deriva dall’interpretazione mistico-religiosa secondo la quale l’eremita fu tormentato nel deserto dal diavolo che si manifestava sotto forma di serpente. Sant’Antonio Abate, vissuto nel terzo secolo, aveva la fama di taumaturgo e guaritore e da secoli, per il suo rapporto con “quel grande spirito di fuoco” che lui stesso aveva ricevuto è associato a differenti malattie con la caratteristica comune di provocare dolore e bruciore intensi. Così, quando nell’XI secolo, le reliquie del santo furono trasferite in Francia, tutti coloro che soffrivano di gravi malattie dolorose e urenti gli rivolsero le loro preghiere.

Articolo pubblicato sul numero di giugno 2024 del nostro mensile. Per abbonamenti clicca qui