E!state Liberi! a Riace, il campo della legalità di Libera con i giovani e i volontari Spi Cgil

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Entrare nel cuore della storia del territorio, dei suoi luoghi più significativi, delle vicende criminali legate al potere della ‘ndrangheta, del narco traffico e scoprire i percorsi di riscatto e i movimenti anti ‘ndrangheta: sono stati giorni intensi e densi quelli che hanno visto protagonisti quindici ragazzi e ragazze provenienti da tutta Italia che dal 19 al 24 luglio sono stati impegnati a Riace, in Calabria, come volontari nel campo E!state Liberi! organizzato dal coordinamento Libera Locride, dallo Spi Cgil e il Centro Don Milani onlus, con il supporto della Caritas Locri Gerace. Un’occasione per conoscere una Calabria meno nota e valorizzata. E non solo. Anche l’occasione per tutti di entrare in contatto con il modello Riace di accoglienza e integrazione, per incontrare le molte realtà associative locali impegnate nell’antimafia sociale. «Riace rappresenta una sfida al capitalismo mondiale e agli imperialismi che hanno annullato la dimensione umana delle relazioni, dei rapporti nella vita. Tutto ciò si può contestare solo con atti di umanità. Riace richiama i borghi rurali dei braccianti – ha raccontato Mimmo Lucano, sindaco di Riace  partecipando al campo – quei borghi in cui alla porta non si tengono le chiavi, dove c’è condivisione di odori e profumi, c’è una dimensione collettiva unitaria che risponde al dominio dlela societtà dell’egocentrismo e del consumismo. Riace per me rappresenta il sogno dell’uguaglianza sociale, un’alternativa di società».

Tra i quindici volontari quest’anno c’erano sia adolescenti – due ragazze calabresi provenienti dalla provincia di Catanzaro e di Reggio Calabria che hanno deciso di rimanere quest’anno nella propria regione – che adulti. I partecipanti hanno dormito in una casa del centro storico adibita a servizio di ospitalità all’interno del Villaggio Globale. Insieme per una settimana si sono dedicati a varie attività, anche artigianali, con ad esempio il ripristino e la pulizia dei murales del Villaggio Globale, alcuni dei quali sono dedicati alle vittime calabresi della ‘ndgrangheta.

«Il campo di Riace si inserisce all’interno di un ragionamento politico e sociale che, come Libera, portiamo avanti – ci ha raccontato Gaetano Salvo, dello staff nazionale di E!state Liberi! e referente di Libera Roma – Si tratta di un’esperienza carica di significato, volta al contrasto delle disuguaglianze e alla promozione della giustizia sociale. Borgo Riace, in questi anni, è diventato punto di riferimento per l’accoglienza diffusa e l’interazione tra diverse culture. Qui i e le partecipanti al campo di E!StateLiberi! hanno vissuto in prima persona la realtà del Villaggio Globale, impegnandosi nella realizzazione di lavori di riqualificazione e immergendosi tra le botteghe e i murales caratteristici. Inoltre, nel corso della settimana di campo, non sono mancati momenti significativi e carichi di memoria come la visita del Porto di Roccella e la passeggiata “Sentieri della Memoria” che li ha condotti a Pietra Cappa per ricordare Lolló Cartisano e tutte le vittime della ‘Ndrangheta».

I sentieri della memoria, la marcia in ricordo di Lollò Cartisano

Durante la settimana del campo, lo scorso 22 luglio, volontarie e volontari assieme alle associazioni del territorio hanno partecipato alla ventunesima edizione della marcia “I Sentieri della Memoria” assieme a Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Si tratta di una tappa fondamentale per il coordinamento di Libera Locride: si percorre assieme un sentiero di raccoglimento e di memoria per ricordare la scomparsa violenta del fotografo Adolfo Cartisano, da tutti conosciuto come Lollò, che nel 1993 fu sequestrato e poi ucciso dalla violenza della ‘ndrangheta, solo per essersi opposto alla richiesta del pizzo. Erano anni difficile per la Calabria, stretta nella morsa della ‘ndrangheta e nel terrore dei sequestri di persona. Lollò veniva da Bovalino e proprio qui c’erano stati diciotto sequestri diversi, tutti con le stesse dinamiche di estorsione. Dopo il ritrovamento del corpo, la famiglia per ricordare il tragico evento organizza questa marcia fin nel cuore dell’Aspromonte. Una marcia che incontra giovani, adulti, familiari di vittime innocenti, forze dell’ordine e autorità. All’edizione di quest’anno, oltre ai ragazzi dei campi E!State Liberi presenti in tutta la Calabria, hanno partecipato i familiari delle vittime innocenti delle mafie della Calabria, Deborah Cartisano coordinatrice e referente Libera Locride, le autorità civili ed ecclesiali, i coordinamenti e i presidi di Libera Calabria, i la Caritas diocesana Locri Gerace, l’associazione Don Milani, lo Spi Cgil Calabria, l’Associazione Da Sud, Centro Puglisi Bosco, tutte le associazioni territoriali e don Luigi Ciotti che ha celebrato la santa messa assieme al vescovo monsignor Francesco Oliva.

Le testimonianze dei campisti

Alessia ha venticinque anni ed è calabrese, della provincia di Reggio Calabria e studia giurisprudenza a Messina «non è la mia prima esperienza con i campi di Libera, ma ho scelto di fare questo campo a Riace perchè ho voluto proprio impegnarmi in quanto calabrese, nel mio territorio. Per me è sempre stata una realtà un po’ lontana rispetto al luogo in cui vivo e difficile da raggiungere, ma avrei sempre voluto vederla dal vivo e impegnarmi personalmente. E devo dire che questa esperienza la consiglio a tutti: la bellezza del campo è sicuramente la condivisione, si condivide la quotidianità a casa, si condividono esperienze di vita con persone che vengono da tutta l’Italia e quindi l’unica cosa che può derivarne è un arricchimento personale, assolutamente».

Mirka invece di anni ne ha sessantotto e viene dalla provincia di Forlì Cesena. È un’ex infermiera e fa parte dello Spi Cgil. «Sono qui perché volevo fare questa esperienza nei campi della legalità, vivendo al centro nord erano tutte cose solo sentite. A Riace ho avuto modo di toccare con mano, di vedere coi miei occhi quello che vedevo solamente in televisione o sui giornali. E mi sono resa conto della realtà che si vive qui: quando mancano i servizi, quando si vive a contatto diretto con la mafia e le vittime di mafia. Ho avuto l’opportunità di capire come le persone riescono a sopravvivere in questi luoghi. Questo è un campo abbastanza particolare perché ci sono i volontari dello Spi adulti e ultrasessantenni e i ragazzi e veniamo da tutta Italia: è stato tutto molto bello soprattutto scoprire quanto queste ragazze e questi ragazzi abbiano voglia di fare, voglia di sapere, si interessino alla politica e alla realtà che vivono».

Giorgio Rocco è in pensione da tre anni ed è volontario dello Spi Cgil della Basilicata. Già  l’anno scorso ha provato l’esperienza del campo di volontariato di Libera a Salvaterra in provincia di Rovigo. «Quest’anno ho deciso di partecipare al campo di Riace per scoprire come Mimmo Lucano aveva costruito questo progetto di integrazione con i migranti.  È stata un ‘esperienza che mi ha toccato il cuore. Dall’esterno non conosciamo la tragedia delle persone che muoiono in mare e questo campo mi ha offerto l’opprtunità di comprendere più da vicino confrontandomi con le persone che lavorano per salvare i migranti, come le ragazze della Croce Rossa ad esempio. Toccante è stata anche la visita in Aspromonte e ascoltare le testimonianze dei familiare delle vittime della ‘ndrangheta».

C’è poi Matilde dicannovenne della provincia di Catanzaro e studentessa di giurisprudenza: «ho scelto questo campo in Calabria  perché volevo fare un’esperienza nella mia terra e volevo e conoscere una dimensione che potesse unire la lotta alla ‘ndrangheta con qualcos’altro. In questo caso è stato il tema dell’accoglienza. È un’esperienza che mi ha arricchita tantissimo, che mi ha fatto crescere molto perché nonostante io sia sempre stata interessata ai temi sociali ho avuto l’opportunità di avere nuove chiavi di lettura e di decostruire il mio pensiero e guardare diversamente le cose. È stata una bellissima esperienza anche per le relazioni umane che abbiamo creato. Ho conosciuto mie coetanee fantastiche e persone più adulte come i volontari dello Spi, con i quali ho potuto parlare da pari, senza pregiudizii o preconcetti. Mi sono sentita ascoltata e accolta,con la possibilità di parlare dei temi e degli argomenti che a me piacciono di più».

Camini e la Pastasciutta Antifascista

L’ultimo giorno del campo, il 24 luglio, i volontari sono stati impegnati ancora una volta nella pulizia e nel ripristino della segnaletica degli orti e delle aree verdi del “Parco Sociale” e nella pulizia della spiaggia di Riace marina – la stessa dove vennero ritrovati i Bronzi e dove le tartarughe Caretta Caretta depositano annualmente le loro uova e nella pulizia e piccola manutenzione degli orti urbani gestiti dalla comunità dei migranti. Al ritorno dai lavori, l’appuntamento prevedeva la visita alla sede della Camera del lavoro di Riace, assieme a Cosima Pacifici, segretaria generale dello Spi Reggio Calabria e Locri e a Carmelo Rocco Gullì, segretario generale dello Spi regionale della Calabria per vedere il murales che campeggia sulla saracinesca e che rappresenta la porta del Mediterraneo. Poi un passaggio a Camini, il paese accanto a Riace, rinato grazie a un progetto di integrazione. Camini conta poco più di settecento abitanti dei quali circa centoventi rifugiati, provenienti da una ventina di nazioni. Si tratta di un piccolo villaggio collinare che sorge in una zona per molti anni caratterizzata da povertà e da spopolamento, determinati dalla mancanza di opportunità lavorative. In questo contesto territoriale, è nata la Eurocoop Servizi che nel luglio del 2011, ha aperto le porte alla cultura dell’accoglienza dei migranti. La cooperativa ha dato avvio all’attuale centro operativo “Jungi Mundu” – che in dialetto calabrese locale significa “Unisci il Mondo”, con l’obiettivo di favorire l’inserimento lavorativo di soggetti svantaggiati e per la riqualificazione del territorio. Nel paese c’è anche un albergo diffuso e i ragazzi hanno avuto l’opportunità di entrare in contatto davvero con un piccolo miracolo, in un contesto tanto bello quanto complicato.
L’ultima giornata del campo si è conclusa poi con l’organizzazione della Pastasciutta antifascista nella piazza di Riace, di fronte alle cucine popolari. I volontari dello Spi Cgil insieme ai campisti, giovani e anziani si sono ritrovati per ricordare l’eccidio dei fratelli Cervi nel 1943 nell’ ottantunesimo anniversario della caduta del fascismo. Un momento carico di storia, condivisione e impegno civile che ha chiuso l’appuntamento di quest’anno con il campo della legalità a Riace.

Riace e la sua storia

Riace è un piccolo borgo dell’entroterra nel basso Jonio reggino, dove l’ex sindaco Mimmo Lucano, per contrastare lo spopolamento del paese ha iniziato ad accogliere piccoli gruppi di migranti che sbarcavano in Calabria. Negli anni questa comunità cresceva. Grazie all’impegno di Mimmo Lucano e della cooperava Città Futura, con le sue volontarie e volontari, nel borgo sono nate diverse esperienze sociali: un asilo infantile con la mensa per i bambini, cooperative agricole, orti sociali, una biblioteca, attività di produzione artigianale e molto altro ma soprattutto tanta solidarietà attiva. Alcuni artisti hanno voluto testimoniare il loro impegno con dei Murales dentro il “Villaggio Globale”, centro storico di Riace, alcuni dei quali dedicati alle vittime innocenti della ‘ndrangheta (testo tratto dal sito www.libera.it).